A Maggio, durante il Salone del Libro di Torino del 2013.
Io
e il mio socio, Luca Amerio, volevamo realizzare un secondo libro con
la BeccoGiallo. Il primo, Il Caso Calvi, era andato molto bene e, forti di quel successo, volevamo fare qualcosa di nuovo e diverso.
Al
Salone facemmo un brainstorming con Guido Ostanel, uno dei due
capoccia della casa editrice, presentando un po' di idee.
Alcune erano senza tempo...
- Mani pulite: … vabbè, non è che ci sia poi molto da aggiungere.
- Le colpe di Rovetta: molti di voi non lo sanno, ma ogni anno a Rovetta (BG) si svolge una manifestazione fascista in memoria della Legione Tagliamento, una banda di assassini in camicia nera. La vicenda si sposa a dinamiche politiche e anche narrative, visti i personaggi coinvolti (due esempi: Padre Tam, prete sconsacrato in camicia nera, che ogni anno presiede la cerimonia benedicendo i caduti in nome "del Padre, del Figlio e di Benito Mussolini"; Il Moicano, sanguinoso ufficiale inglese paracadutato sulle valli bergamasche per coordinare la resistenza locale, mandante della fucilazione della Legione.)
-
Le Bestie di Satana: anche in questo caso, un fatto di cronaca nera recente e quanto mai adatto a una trasposizione narrativa.
Altre idee invece erano più vicine al concetto di instant book. Uno era la biografia di Nelson Mandela (all'epoca ancora vivo, ci tengo a precisare), l'altro era sull'eternit di Casale.
Per svariate ragioni, nessuna di queste proposte funzionò. Ne parlammo per un po' e, ammettiamolo, nessuno era troppo
convinto.
Poi Guido se ne uscì con:
- Ma... e L'Aquila?
Con quel tono da “toh, ora che mi sovviene...” che cade un po' dall'alto.
Poi Guido se ne uscì con:
- Ma... e L'Aquila?
Con quel tono da “toh, ora che mi sovviene...” che cade un po' dall'alto.
Io
e Luca ci guardammo con la faccia tipica dello studente
impreparato all'interrogazione. Quell'espressione da "Ah, ma bisognava anche studiare pagina ventordici?"
Anni di improvvisazioni vennero in nostro soccorso e approfondimmo l'idea nella mezz'ora successiva.
Anni di improvvisazioni vennero in nostro soccorso e approfondimmo l'idea nella mezz'ora successiva.
La BeccoGiallo
aveva in mente questo titolo da un po' e non aveva trovato nessuno
che lo realizzasse. Noi avevamo dimostrato di cavarcela su terreni difficili e questa era la nuova
sfida.
Tutti i lavori creativi richiedono una spaventosa mole di elasticità mentale e un'ottima
capacità d'adattamento. Così riflettemmo sul da farsi: lavoro di ricerca, letture, video, contatti locali e, infine, visita sul posto, con interviste e foto. A fine Ottobre ci
ritrovammo con il materiale necessario. Era
tutto pronto?
Nulla di più lontano! Ci mancava ancora il disegnatore e, dettaglio non trascurabile, ci mancava completamente la sceneggiatura.C'era un soggetto di massima... che però non era nulla in più di un compitino. Cioè... avevamo scritto esattamente quello che ci si aspetterebbe da un libro del genere. Per noi non era accettabile!
Nulla di più lontano! Ci mancava ancora il disegnatore e, dettaglio non trascurabile, ci mancava completamente la sceneggiatura.C'era un soggetto di massima... che però non era nulla in più di un compitino. Cioè... avevamo scritto esattamente quello che ci si aspetterebbe da un libro del genere. Per noi non era accettabile!
Io e Luca, ascoltando i racconti degli aquilani, ci eravamo ripromessi che avremmo realizzato questo libro solo se avessimo potuto fare la differenza... che per
noi significava:
- sperimentare a livello tecnico (più di quello che avevamo già fatto in precedenza);
- far emozionare profondamente il lettore;
- rendere il libro accessibile al maggior numero di persone possibili.
Questi erano i nostri goal. E li abbiamo sempre tenuti a mente.
- sperimentare a livello tecnico (più di quello che avevamo già fatto in precedenza);
- far emozionare profondamente il lettore;
- rendere il libro accessibile al maggior numero di persone possibili.
Questi erano i nostri goal. E li abbiamo sempre tenuti a mente.
C'era
però un problema... le prime tavole che abbiamo sceneggiato, non
funzionavano. Erano fredde, meccaniche e senza pathos. Dovevamo emozionare con una storia il cui esito era già scritto e trasmettere quella sensazione di perdita che il lettore non aveva mai provato... se no, il nostro lavoro sarebbe stato inutile.Capimmo che lavorando con
storie vere, non ci sentivamo abbastanza liberi sul fronte narrativo. Ci serviva la fiction.
Si trattava di introdurre una
componente aliena nella vita editoriale della casa editrice... ma
quanto mai indispensabile a noi per veicolare tutto ciò che c'era da
dire. Creammo personaggi di finzione dalle varie suggestioni ricevute, meno
complessi di quelli reali, più facili da muovere e con un percorso che eravamo liberi di decidere noi. L'equilibrio lo trovammo mescolandoli con personaggi del tutto reali, all'interno del racconto. L'energia degli
uni e la realtà degli altri. In parole povere, abbiamo usato la finzione per rendere empatica la realtà. Il lettore vive le vite dei personaggi al punto di viverne anche gli sconvolgimenti, i cambiamenti e le perdite. Abbiamo creato un documentario e l'abbiamo vestito da storia.
Se leggendolo vi emozionerete davvero... beh, il tempo impiegato e le pagine scritte saranno valse ogni singolo secondo, ogni singola parola... ogni singola linea. Sì, perché il comparto grafico non è stato da meno e presto vi racconterò dello splendido lavoro di Nicolò Fila e Sara Antonellini... di cui in parte avevo già scritto QUI.
Infine potete già prenotare il libro,in uscita tra 3 giorni, con lo SCONTO DEL 25% QUI.
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